Il rendimento scolastico delle donne è molto superiore a quello degli uomini, ma quando si parla in risultati di termini di carriera, denaro e potere sono ancora gli uomini a stravincere.
L’anatomia cerebrale e gli equilibri ormanali maschili e femminili, influenzano diversamente le modalità con cui vengono prese le decisioni, le donne sarebbero più propense a coinvolgere anche il pensiero affettivo e l’empatia, questo le renderebbero meno competitive e più disponibili al compromesso, anche nell’equilibrio tra carriera e vita privata.
Le differenze biologiche tra uomo e donna fa sempre infuriare un certo tipo di fennimismo che punta all’uguaglianza, piuttosto che alla parità dei sessi.
Ammesso che che misurare con elettrodi l’attività cerebrale sia davvero il modo migliore per conoscere la mente umana, chi coonsidera questi dati pericolosi per la partecipazione femminile alla vita pubblica sbaglia, e lo fa perchè imbevuto di una cultura maschile che considera forza e decisionismo valori positivi, e sente nelle parole compromesso ed empatia l’eco di un piagnucolio sottomesso.
Se si prova a stravolgere i termini, di quando si sente parlare di forza si può evincere che sia violenza, invece per il decisionismo il rischio è di trascendere nell’impulsività.
Il compromesso è sinonimo di accordo ed equilibrio, sarebbe auspicabile che le donne si autorizzino a far emergere il proprio specifico, con determinazione e costanza, virtù squisitamente femminili.