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EMPATIA

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… ho fatto un test sulla capacità di esprimere le emozioni
questo è il risultato:

ALESSITEMIA (L’incapacità di esprimere emozioni)

Hai, tutto sommato, un buon contatto con il tuo mondo interiore, sai discriminare e descrivere ad altri ciò che provi: i tuoi sentimenti ed emozioni raramente ti appaiono confusi

EMPATIA (La capacità di comprendere le proprie e altrui emozioni)   Sei particolarmente attento/a agli stati d’animo altrui. Riesci con facilità a capire ciò che provano le persone e ad entrare in sintonia con loro. Sai leggere e capire non solo le emozioni che le persone ti esprimono a parole, ma anche quelle che più o meno consapevolmente sono espresse con il tono della voce, i gesti, l’espressione del volto. Capita spesso che gli altri ti scelgano depositario/a di confidenze e segreti. L’unico rischio in tutto questo: un coinvolgimento emotivo a volte troppo intenso che rischia di diventare doloroso.

Il falò delle banalità

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Il
falò delle banalità

Eugenio
Benetazzo – 23/112008

Le emittenti nazionali fanno ormai a gara ad organizzare
nei loro palinsesti la tal puntata di turno incentrata sulla crisi
finanziaria del 2008, invitando uno stuolo di politici e pseudo
giornalisti finanziari improvvisati economisti che fino a qualche mese
fa se ne uscivano con sparate del tipo "tanto l’economia europea è
sana e la crisi dei mutui più di tanto non cagionerà danno al
nostro sistema bancario".  Opinionsiti degni di un titolo di
laurea honoris causa rilasciato dall’Università per Barbieri di
Paperopoli.  Adesso sono diventati tutti catastrofisti e terroristi
finanziari, alla faccia del falso ottimismo e garantismo che si
sciorinava nei dibattiti pubblici sino a qualche semestre fa.  Una
fenomenale opera di banalizzazione e volgare semplificazione di quanto
sta accadendo che non consente di spiegare in modo esaustivo a
livello socioeconomico e macroeconomico l’attuale scenario di mercato.

Mi piace in particolar modo come vengono dipinti e
rappresentati i mutui subprime (che tra l’altro esistono da decenni)
ovvero come mutui erogati agli homeless che girano con le buste ed i
carrelli della spesa rubati a qualche jet market. Niente di più
fuorviante: quando in realtà rappresentano mutui erogati a soggetti che
hanno un credit score (punteggio di merito creditizio) inferiore a 670
punti (su una scala valori che va da
500 a
850), in seguito a tardivi o mancati pagamenti su prestiti
precedentemente concessi o impegni di pagamento verso utenze di servizi
primari (bollette della luce, gas e telefono). Dai subprime si devono
distinguere i mutui "nodocs" ovvero "no documents"
quelli concessi a soggetti privi di un lavoro a tempo indeterminato e
senza mezzi patrimoniali propri, mutui che erano sin dall’inizio
destinati ad essere titolarizzati (faccio notare che questa tipologia di
mutui ipotecari li hanno erogati anche in Italia ai cosi detti precari,
i nuovi morti di fame in giacca e cravatta).

Sappiate comunque che oltre il 25 % della popolazione
americana rientra nella categoria di affidamento subprime, mentre il
restante 75 % si divide nelle altre due fasce: i soggetti prime e
midprime. Tuttavia l’apoteosi di questo falò di banalità propinatoci
dai media nazionali l’abbiamo con le spiegazioni sull’origine della
crisi (secondo loro passeggera) riconducibili ad una semplice
argomentazione: le banche americane che hanno prima concesso mutui a
tutti e successivamente hanno cartolarizzato all’inverosimile. 
Niente di più fuorviante ! L’attuale scenario che stiamo vivendo non
rappresenta infatti una crisi generale del sistema finanziario quanto
piuttosto una fase terminale che scaturisce dalla convergenza delle
conseguenze economiche e sociali causate dal WTO.  L’Organizzazione
Mondiale del Commercio (World Trade Organization), nata dalle ceneri del
GATT (un sistema multilaterale di accordi internazionali per
favorire il commercio mondiale voluti dagli USA nel 1947 per
controllare e dominare l’economia di tutto il pianeta) ha uno scopo
principe ovvero promuovere la globalizzazione di tutti i mercati,
tanto finanziari quanto alimentari.  Un mercato globalizzato
presuppone l’abbattimento di tutte le barriere commerciali (dazi e
restrizioni doganali) unito all’abolizione dei sussidi all’agricoltura
assieme alla libera circolazione dei capitali.

Proprio il WTO ha reso conveniente e possibile le tanto
famigerate delocalizzazioni produttive che hanno rappresentato sia per
gli USA quanto per l’Unione Europea un autentica emorragia di posti di
lavoro e capitali a favore di paesi come
la Cina
e l’India che adesso vengono considerate le due fabbriche del pianeta.
Le grandi corporations industriali, sfruttando le economie di scala attraverso i
ridicoli costi di manodopera di questi paesi, hanno potuto in
questo modo aumentare a dismisura i loro profitti a parità di output
produttivo, il quale poteva venire assorbito solo dai mercati
occidentali statunitensi ed europei.  A fronte di questo diabolico
arricchimento di pochi si è contrapposto un drammatico depauperamento
in Occidente a causa della polverizzazione dei posti di lavoro ed a
causa della concorrenza spietata di prodotti e beni di consumo
importati che spazzano via per convenienza economica sul prezzo quelli
autoctoni.

La trasformazione del tessuto sociale ed imprenditoriale
tanto negli USA quanto in Europa, che adesso devono convivere con il
mostro che hanno creato ovvero un esercito di impiegati ed operai
senza alcuna prospettiva lavorativa ed una occupazione a singhiozzo, ha
lentamente impoverito il paese creando nuove sacche di povertà e
disagio sociale a ritmo costante. Solo con il ricorso al debito questi zombie
globalizzati hanno potuto continuare a consumare come prima, fino a
quando non si è raggiunta la saturazione finanziaria. Nessuno ha fatto
ancora notare come in questi ultimi anni tutto è stato venduto a rate,
dalle abitazioni alle vacanze alle isole tropicali, causa estinzione
della capacità di risparmio, soprattutto nelle giovani generazioni. Il
peggioramento dello scenario planetario porterà ad un consistente
ridimensionamento dei fatturati delle imprese a cui faranno seguito un
crollo del gettito fiscale ed un aumento vertiginoso della
disoccupazione.


Le borse in questi termini ci possono aiutare a leggere il
futuro: si comportano letteralmente come un termometro che misura
la temperatura dello stato febbrile, i loro continui crolli rappresentano
un sensibile ridimensionamento delle proiezioni degli utili attesi in
futuro e quindi della capacità di fare profitto per le aziende nei
prossimi anni. Dalla contrazione del credito bancario concesso alle
imprese passando per il crollo del mercato dei consumi, le aspettative
future sono tutt’altro che confortanti. Per comprendere la
gravità di quanto stiamo vivendo vi voglio ricordare che durante
la Grande Depressione
degli anni Trenta oltre il 60 % della popolazione mondiale era
impiegata nel settore primario (agricoltura) e le donne non avevano una
presenza consistente nel mondo del lavoro visto che la società era
organizzata attorno al modello della famiglia patriarcale. Oggi l’1 %
del pianeta mantiene il restante 99 % sul piano alimentare, mentre la
società è caratterizzata da una spiccata presenza della donna nel
mondo lavorativo a cui si deve affiancare il modello di famiglia
mononucleare che ha sostituito quella patriarcale. Se in futuro
dovessimo descrivere all’interno di un libro quest’epoca infelice e
la sua futura evoluzione, adesso ci troveremmo a leggere la prefazione.

La follia del “pomodoro viola”

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 La follia del
“pomodoro viola”

Dottor Paolo
Girotto, autore del libro "DNA
ed eugenetica: chi vuole il potere sulla vita
?"
23/11/2008

Ci risiamo! Dopo l’inquietante ed imbarazzante silenzio
seguito alla opposizione della popolazione europea alla coltivazione e
consumo di OGM, ecco che i “Signori del Biotech” trovano
l’ennesimo effetto speciale con cui provare ad incantare le masse
umane.
Il POMODORO VIOLA ANTICANCRO!

Dov’è il “disegno” folle e francamente dis-umano
nel progettare una verdura-medicina manipolata geneticamente che è
pensata, ovviamente, sempre “per il nostro bene”? 

La prima considerazione quasi banale è che gli antociani, introdotti
artificialmente nel pomodoro che naturalmente non ne è dotato, sono
antiossidanti naturali presenti normalmente in molta frutta stagionale
hanno sicuramente un potere di prevenzione del tumore ma insieme a
moltissimi altri fattori alimentari ed ambientali. Senza la
contemporanea presenza, nella vita di una persona, di molti fattori
“anticancro” sia alimentari che ambientali e culturali o di
“mentalità” verso il mondo esterno, qualsiasi metodo di prevenzione
del cancro è destinato a fallire. Quindi come possa il “pomodoro
viola” manipolato nel DNA, dare un contributo, anche solo
apprezzabile, per prevenire l’aumento esponenziale dei tumori nella
popolazione occidentale in tutte le fasce di età, resta un mistero ben
custodito nei laboratori biotech!

L’altra riflessione obbligatoria da fare in questi casi
è che i processi di manipolazione genetica 
che portano a risultati come il “pomodoro viola” si basano
sulla creazione di legami e connessioni del tutto nuove tra i geni che
nessuno conosce né sa controllare o modulare: mi riferisco alla
oggettiva instabilità delle nuove strutture genetiche artificiali che
tendono a modificarsi nel passaggio intergenerazionale dei semi con la
conseguenza molto pericolosa che i caratteri espressi in prima
generazione non possono essere garantiti per le generazioni di semi
successive. Ovvero si possono mantenere la manifestazione di un certo
numero di caratteri ma possono comparirne di nuovi con caratteristiche
tossiche assolutamente non evitabili. Si creano quindi nuovi legami con
cambiamenti anche radicali nella espressività genetica assolutamente
non prevedibile al momento della “nuova creazione” della prima
generazione trans-genica! C’è poi un problema enorme ed
incommensurabile allo stato attuale delle conoscenze: intendo il sicuro
danno della salute già più volte rilevato nei topi da laboratorio. 
Come la mettiamo?  Come
mai i rari studi “super partes” effettuati con tutti i rigori
scientifici hanno inequivocabilmente testimoniato danni alla salute
negli animali più o meno gravi? Quali conseguenze potrebbero esserci
sulla salute di adulti ma soprattutto bambini, alimentati
esclusivamente, tutti i giorni, solo con cibi trans-genici? Nessuno lo
sa, visto che nessun governo al mondo ha promosso un qualsiasi studio
epidemiologico di massa di durata almeno decennale: per queste cose non
si trovano mai i finanziamenti sufficienti!

Il grande genetista e ricercatore inglese Arpad Pustzai ha
dimostrato come l’alimentazione esclusiva e quotidiana con cibo OGM
procuri gravi alterazioni nel sistema immunitario, leucemie indotte,
metaplasie delle mucose gastriche, tumori di milza, reni grinzi, atrofia
testicolare etc. Stranamente il prof. Pustzai venne licenziato in
tronco, senza possibilità di difendere pubblicamente la sua
reputazione, salvo poi trovare un tribunale che ha riconosciuto
l’onestà e validità dei suoi studi, ma nessuno lo ha saputo! Potrei
continuare ma sarebbe inutile perché ciò che è stato evidenziato è
più che sufficiente per imporre una moratoria mondiale sul cibo OGM. Si
devono mettere in cantiere numerose indagini di laboratorio ed
epidemiologiche della durata di anni a livello internazionale e
finanziata dai Ministeri della Salute fuori dalle pressioni delle
potenti lobbies agro-alimentari del Biotech.

Perché i Lloyds di Londra rifiutano di assicurare per
“disastro ambientale” i prodotti agricoli OGM, se fossero come
dicono, la scoperta del secolo per il bene dell’umanità?

Il “pomodoro viola anticancro” è l’ennesima menzogna
rivestita di tecnologia: gli stessi studi che ne dimostrerebbero la
validità sono stati eseguiti da organizzazioni che non fanno mistero di
appoggiare totalmente e senza riserve le biotecnologie e gli OGM come
per es. l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Quale attendibilità
possano avere è intuibile: se pianifico uno studio per dimostrare una
certa cosa e investo molti denari in questo…bé, è molto probabile
che riesca anche a dimostrare quella certa cosa, non vi pare? Ancora una
volta anziché puntare sulla corretta prevenzione del cancro investendo
capitali consistenti, per esempio nella riconversione biologica e di
qualità della nostra agricoltura, imponendo cibo eccellente nelle mense
scolastiche, riducendo drasticamente le emissioni industriali più o
meno cancerogene in atmosfera, integrando la medicina tradizionale con
terapie che derivino dalla natura e promovendo studi e ricerche ad hoc,
si procede in modo unilaterale sull’unica strada della scienza
ipertecnologica che richiede immensi capitali e può essere sviluppata
dalle solite poche e potenti lobbies e corporazioni sulla pelle di tutti
noi! Non lasciamoci ingannare: il progetto di concentrare in pochi
ortaggi tutte le quantità di vitamine, antiossidanti etc. in modo da
renderne semplice l’assunzione è una idiozia in termini, prima che
una mostruosità. Proprio perché quella presunta concentrazione è
stata ottenuta con una pesante manipolazione genetica con tutti i rischi
per la salute intimamente connessi con la loro natura artificiale. Il
messaggio corretto da dare dovrebbe essere quello di seguire una dieta
varia e fresca con prodotti qualitativamente sicuri disponibili per
tutti e non solo per i ricchi: a questo sono chiamati i governi! Non
certo a seguire gli interessi delle multinazionali ma a creare le
condizioni economiche e commerciali che favoriscano gli agricoltori
virtuosi che producono per i mercati locali in modo meno tossico
possibile: questa sarebbe vera azione anticancro, altro che il pomodoro
viola!

Paolo Girotto Medico Veterinario omeopata, autore
del libro "DNA ed
eugenetica: chi vuole il potere sulla vita
?"

logosolare@libero.it

www.disinformazione.it

“Pensieri”

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Pensieri clandestini si aprono su qualche segreto magico,
non sono da tralasciare,
nel mistero si può entrare tranquillamente.
Una venere maliziosa si insinua nella mente,
non fa danni e non va affatto respinta,
è sbagliato difendersi dalla bellezza del piacere.
…wlady…

“Felicità”

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"La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio essere amati a dispetto di quello che si è".

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